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Pozzo

GUIDA DI SAN GIORGIO della RICHINVELDA
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POZZO
Pozzo, dal latino puteus, “pozzo”, è presente nei documenti dal 1190.
La villa di Pozzo faceva parte della Chiesa matrice di San Giorgio e civilmente era soggetta alla giurisdizione dei signori di Spilimbergo.
Piccolo paese eminentemente agricolo ha seguito le vicende del territorio. E’ stato più direttamente coinvolto nel periodo napoleonico, come altri paesi sulla sponda del Tagliamento, dove ebbero luogo delle battaglie.È ora conosciuto per il Museo della Civiltà Contadina che raccoglie oggetti che testimoniano la vita della popolazione locale negli ultimi secoli.


La chiesa parrocchiale
La chiesa primitiva, Santa Sabata di Pozzo, citata in documenti del 1281 e demolita a fine 1700, sorgeva lungo la strada che porta da Pozzo ad Aurava; a memoria, rimane sul luogo una grande croce in cemento.
L’attuale chiesa (fig. 31), dedicata ai SS. Urbano e Sabina, fu costruita a partire dal 1801 e consacrata nel 1803. Presenta una facciata di gusto settecentesco con richiami neoclassici. Sono marcate le lesene binate sormontate da un timpano con cornici aggettanti.
L’interno è a una navata. L’altare maggiore reca ai lati le statue in legno di Santo Stefano e San Giovanni Battista. L’abside è decorata da un mosaico di Attilio Bratti (1988) con l’immagine del volto di Cristo e, sulla parete a destra dell’altare, è collocato un dipinto ad olio che raffigura un’insolita Moltiplicazione dei pani e dei pesci di Guglielmo Maniaghi (1992).
La navata accoglie, a destra, l’altare della Madonna con statue della Vergine, di Sant’ Antonio da Padova e San Francesco e, di fronte a questo, l’altare del 1531 dedicato ai patroni SS. Urbano e Sabina (fig. 32). Ricavato da un monoblocco di pietra, probabilmente proveniente dalla vecchia chiesa, è attribuito a Donato Casella, lapicida lombardo genero del Pilacorte. L’altare, che nel basamento porta lo stemma degli Spilimbergo e il ritratto in bassorilievo del cameraro maggiore, è diviso in tre scomparti da colonne scanalate: al centro la Madonna col Bambino, ai lati i SS. Urbano e Sabina; la fascia superiore, reca la conchiglia con angeli oranti e l’edicoletta sovrastante, la figura di Cristo deposto.
L’opera, complessa nella sua composizione, presenta ancora evidenti tracce della colorazione originale e figure snelle, di prepotente vitalità, con vesti ariose e mosse.
               
 Il mulino
Sorge sulla Roggia di Lestans o dei Mulini, derivata dal torrente Cosa, che scorre ad est del paese, su cui fu costruito anche il lavatoio pubblico (fig. 33).
Fu eretto da Osvaldo Partenio nel 1855, su progetto dell’ing. G.B. Cavedalis, con tre palmenti e relative ruote, un pila orzo con ruota più piccola e un buratto mosso da un’altra ruota.
Nel 1861 si trova iscritto nel catasto austriaco come “mulino da grano con pista da orzo” ed è intestato a Luigi e Giuseppe Partenio. Questi, nel 1883, lo cedettero a Giordano Marcolini che lo passò poi a Giovanni, Toscano e Andrea Micoli. Nel 1897 fu acquistato da Luigi Secco. Nel 1928 le ruote idrauliche vennero sostituite da una turbina. I figli Giuseppe ed Erminio Secco continuarono l’attività fino al 1991.
Recentemente, a cura del Circolo Culturale e Ricreativo di Pozzo, è stato ripristinato il funzionamento di tutto il complesso, ancora di proprietà degli eredi Secco.

Piazza S. Urbano e il Museo della Civiltà Contadina
Nella piazza, che prende il nome del santo protettore di Pozzo, è collocato un monumento in mosaico di Nane Zavagno (1959), dedicato ai caduti.
Sulla parete esterna dell’abitazione al numero 1, è visibile una Madonna col Bambino e quatto scene bibliche, uno dei tanti “affreschi devozionali” che ancora decorano le case del paese, segno della profonda religiosità popolare del passato (fig. 34).
Di fronte alla chiesa, in un rustico riadattato, è ubicato il Museo della Civiltà Contadina inaugurato nel 1982. La costruzione fa parte di una lunga schiera di abitazioni e rustici sul fronte strada che risalgono al XIX secolo.
Di proprietà del comune di San Giorgio, è frutto dell’iniziativa di Gelindo Lenarduzzi che ha raccolto, nell’arco di vent’anni, oggetti legati al mondo contadino, testimonianze della vita rurale dal XIX al XX secolo e della sua profonda evoluzione.
La collezione si è arricchita nel corso degli anni con molti altri pezzi frutto di varie donazioni. Si tratta in gran parte di materiale riguardante la vita pratica e quotidiana della popolazione locale degli ultimi secoli: mobili ed utensili della casa, attrezzi del lavoro contadino usati per l’aratura, la semina, il raccolto, la fienagione, la vinificazione, la filatura, la tessitura, l’allevamento. Ricca è anche la collezione degli attrezzi del lavoro artigiano: gli arnesi del falegname, del fabbro, del muratore, del bottaio, del mugnaio, del calzolaio, del cestaio, del sarto. Nel cortile sottostante, in uno spazio aperto, sono esposte le attrezzature di più grandi dimensioni: una bella raccolta di carri della prima metà del secolo scorso, una collezione di erpici, seminatrici, aratri, una trebbiatrice, un trattore “Landini testa calda” e una imballatrice (fig. 35). Singolare è inoltre il calesse trainato dal cavallo, mezzo di trasporto per le persone.
L’esposizione è completata da riproduzioni di vecchie foto che ritraggono i momenti più significativi della vita rurale.
Il Museo è aperto la prima e la terza domenica del mese dalle 10.30 alle 12.30 o su appuntamento. Per ulteriori informazioni visitare il sito web del Comune: www.comune.sangiorgiodellarichinvelda.pn.it

 
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